In città ci sono i bar rispettabili e i bar di merda.
I bar rispettabili sono di tre tipi: quelli che lavorano tutti i giorni, quelli che lavorano solo in occasione degli eventi, quelli che non lavorano mai.
I bar che lavorano tutti i giorni in genere sono in centro, esistono da tempo e hanno una clientela di riferimento. Nel tempo hanno investito sul personale di qualità, sugli allestimenti, sugli eventi organizzati, sulle offerte. Ci vanno le solite belle persone di sempre, sai già chi incontrerai.
I bar che lavorano agli eventi, e con eventi si intendono tanto la notte di Natale quanto la diretta di Juve-Inter, sono in centro ma non troppo, lontani dai centri nevralgici ma facilmente raggiungibili a piedi. Hanno una loro estetica specifica, volutamente trascurata e imperfetta. Non c’è l’aria chic o ordinata dei bar del centro, non ci sono sempre belle persone e qualche volta ci scappa pure una rissa. Però agli eventi si riempiono di gente, e se sei in città non puoi non andarci, o scegliere un bar che non appartenga a questa categoria. È la rivalsa sui bar che lavorano: agli eventi quelli del centro si svuotano, e le persone si spostano tutte qui, ad affollare pavimenti piastrellati negli anni ottanta e banconi in radica sbeccati.
I bar che non lavorano mai non so come facciano a restare aperti. Non sono brutti, anzi. Spesso i gestori si prodigano in allestimenti carini e accattivanti, ci passi davanti in macchina e ti chiedi se quel bar sia sempre stato lì o se invece sia aperto da poco, e il più delle volte ha quarant’anni di vita aziendale alle spalle. Esistono da sempre, e il tempo pare trascorra lì dentro infinite ore ad invecchiare. I proprietari stanno dietro il bancone ad attendere, invano, che qualcuno entri e ordini qualcosa – il più delle volte se si affaccia qualcuno alla porta si tratta di qualche forestiero alla ricerca di una tessera per il parcheggio. Non sono sporchi o frequentati da brutte persone (quelli sono i bar di merda): sono vuoti, e pulitissimi – hai voglia di tempo per pulire.
Carolina gestisce un bar di questi. All’alba del 7 Ottobre ha alzato la serranda, ha dato un’occhiata attorno, fra le auto avvolte dalla brina e l’asfalto umido, ed è entrata nel suo bar. È andata dritta verso il contatore, per accendere le luci e gli impianti, e non ha fatto caso ad Andrea, seduto nel buio, al tavolino di destra e con la pistola in mano. Allora lui si è alzato in piedi, ha camminato quatto fino a Carolina, le ha puntato l’arma alla tempia e le ha sussurrato Chiudi, e lei è sbiancata e si è sentita mancare, e ha risposto balbettando O-ora va-vado, non fa-farmi del male e lui ha risposto No, e lei ha abbassato la serranda e ha cominciato a piangere.
Niente male….non mi aspettavo un risvolto da racconto giallo/thriller….ora però racconta il seguito! 😉
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