Ambra

Tu mi devi aiutare, Rafael.

Non c’è nessuno che ti possa aiutare più di quanto non possa farlo tu stesso da solo. Lo sai.

Io non posso, io non riesco, io non voglio.

Ecco, se non vuoi forse dovresti rinunciare.

Ma io devo dirglielo, Rafael. Aiutami, dimmi come fare.

C’è un modo solo, Salvador. Non puoi inventarti un altro modo, puoi fare solo così.

La chiamerò. La chiamerò e glielo dirò.

Non puoi inventarti un altro modo, e questo sarebbe fingere di aver trovato un altro modo. Ma la soluzione è, te l’ho già detto, parlarle. È quello l’unico modo, amico mio.

Io non ce la farei, lo so. Le scriverò, sono bravo a scrivere.

Sei molto, molto bravo a scrivere. È vero. Ma davvero, credi che sia la stessa cosa? Lo sai, non è come parlarle.

Quindi io devo andare da lei e parlarle, semplicemente?

No, non sarà affatto semplice. Poi, dipende molto da cosa vuoi ottenere. Sai cosa vuoi ottenere, Salvador?

Io voglio che lei lo sappia, che non possa fare a meno di non saperlo, dopo che lo saprà. Voglio che lo sappia in un modo per cui dopo non possa mai più far finta di non saperlo. Voglio che ogni mattina si svegli e si ricordi che l’ha saputo.

Non è chiedere troppo, potrebbe essere più semplice del previsto. Ma sai bene che il modo migliore è parlarle. E poi, ha lo sguardo di una donna che merita di sentirselo dire.

Che sguardo?

Hai visto che bel colore? Sai come si chiama quel colore?

Non credo…tu dici che è di un colore specifico?

Ambra.

Va be’, ambra. Ha gli occhi scuri, come molte.

Sai cos’è l’ambra?

Sì, è quella specie di pietra in cui si conservano certi fossili.

L’ambra conserva, Salvador. Quando una goccia d’ambra affoga un insetto, quell’insetto è per sempre. L’ambra gli costruisce una vetrina bellissima e lo sottrae alla sua scomparsa silenziosa. Persino un insetto diventa bellissimo, dentro una goccia d’ambra. Carilla ha uno sguardo che conserva: parlale, non dimenticherà mai.

Sei bravo, con le parole. Dovresti parlarci tu, al posto mio.

Un solo modo, Salvador. E devi parlarle tu.

Le parlerò.

Salvador parlava con sè stesso come se si chiamasse Rafael. E si rispondeva, chiamandosi per nome. Gli capitava prima di prendere le decisioni importanti: in genere aveva le idee chiare, ma le passava al vaglio intavolando una finta conversazione con un amico, di fronte allo specchio. Era un modo per rilassarsi ed essere sicuro di fare la cosa giusta.

Parlare con Carilla, in questo caso.

Avrebbe voluto il tempo per trovare il modo migliore di dirglielo, ma era già spaventosamente in ritardo.

Uscì e improvvisò.

Carilla, prima di sederci a cenare, devo dirti una cosa.

(Dio, ha proprio gli occhi d’ambra, ci rimarrò invischiato.)

Te la devo dire subito ed è molto difficile. Mi devi promettere che mi ascolterai e che non piangerai – io lo so come sei fatta, ti emozioni sempre un sacco e piangi. Dovrai solo tenermi le mani e guardarmi. Non so se è il momento giusto, ma io non potrei resistere oltre. Sarebbe un torto nei miei confronti e nei tuoi.

(Smettila di girarci attorno, Salvador. Diglielo e basta.)

Ti amo. Ti amo come se non esistesse il buio.

(Ha sorriso!)

In un bagno di lacrime e risate, strettissima al petto di Salvador, Carilla chiese, ragionevolmente, cosa volesse dire la seconda frase, quella del buio. Le importava solo della prima, ma era curiosa. Salvador sapeva perfettamente come rispondere.

Hai presente la sensazione che si ha al tramonto, quando si avvicina la notte e si è soli in casa? I cattivi pensieri si sommano alle preoccupazioni, tutte in una volta. O i bambini che chiedono di potersi addormentare con la luce accesa? O semplicemente quando di notte giri per casa e non puoi accendere la luce e non sai dove potresti inciampare o sbattere? È tutta colpa del buio. Io ti amo come se non esistesse, perché con te non ho di che preoccuparmi o spaventarmi, so precisamente dove sto andando e che non inciamperò.

Carilla gli diede il più banale dei bellissimi baci sulla bocca, lui le comprò la più banale delle rose rosse dal più banale dei venditori ambulanti di rose e cenarono insieme. Ma loro due insieme non avevano niente a che fare con la banalità.

Sono passati ventisei anni e lo sguardo di Carilla brilla ancora di giovinezza.