Everyday

Chi scrive un diario ha qualcosa da dirsi.

12 Gennaio 1982

Dato che un amico vero non si trova, in questa scuola, me lo invento io. È fatto di carta, ha la copertina verde e sa ascoltare. Lo so che è una cosa da ragazze e che il mondo fuori è pieno di amici che aspettano solo me. E forse ne troverò pure, di amici buoni. C’è quello nuovo, che è arrivato oggi in classe, sembra tranquillo. Magari domani può venire a casa a bere una cioccolata. Ma per ora, che un amico non ce l’ho, scrivo. La prof dice che con i temi sono bravino. Vediamo se sono bravo anche a scrivere una storia, la storia della mia vita.
Potrebbe iniziare meglio, in effetti, potrei avere già degli amici. Sarebbe un aiuto per la trama della storia. Solo che qui ci devo mettere quello che mi succede e nient’altro, e nessuno mi può criticare. Nessuno mi può neppure leggere. Mi ascolterà il diario, mi rileggerò io soltanto.

Terrò questo diario a lungo, ne comprerò uno nuovo quando avrò terminato i fogli di questo quadernino: mi piace la cosa. Sarà un aiuto quando mi renderò conto di quanto schifo faccia la mia vita. Mi sfogherò e racconterò.

Oggi, per esempio, hanno nascosto il mio astuccio dentro lo zaino di Liza, così son dovuto andare a chiederglielo indietro. Lei se l’è presa con me e mi ha urlato contro, sono diventato rosso in faccia e tutta la classe ha riso. Lo sanno, quanto mi piace, e quanto poco coraggio ho per parlarle, lo fanno apposta.

Sono io ad avere qualcosa che non va, sono troppo timido, troppo bambino? O sono loro, il problema?

Ma come si fa a volerli come amici, se siamo così diversi? Cosa me ne faccio?

Chi scrive un diario è un insicuro.

6 Aprile 1989

Certo non mi sono diplomato per questo, dirai.

Non è un mestiere facile, dirai.

Non è neanche così ben pagato ed è rischioso, dirai.

Hai ragione su tutto, ti dirò.

Ma non ho più voglia di studiare e ho voglia di soldi. Me ne voglio andare a vivere da solo, ascoltare jazz a volume alto, tornare ubriaco all’alba senza preoccuparmi di far piano, cucinare e non lavare i piatti, portare Liza a casa ogni volta che ne abbiamo voglia. Voglio continuare questo diario di notte con le luci accese, in soggiorno.

Certo, la divisa non è una bella cosa, dirai.

Neppure il manganello, io che son così tranquillo, dirai.

Non mi ci vedi, dirai.

Hai ragione ancora, ti dirò.

Ma mi adatterò, è una vita che lo faccio. Non sarà così dura. Non mi va più di studiare, c’era il concorso e l’ho vinto. Una volta che mi va bene non posso non approfittarne.

Aprile, è un bel mese per iniziare a lavorare. È anche una bella giornata, vedrai che andrà tutto bene.

Si dice sempre così, dirai.

Chi scrive un diario ha troppi segreti.

24 Maggio 1998

La vuoi sapere una cosa? Ho paura.
Non è come a lavoro, che dura otto ore e poi torni a casa. È proprio il tornare a casa. Domani mi sposo – se mi sposo, se non impazzisco e parto. No, certo che mi sposo. Però ho veramente paura. E se non è lei quella giusta?

Mi ha appena chiamato. Le ho detto che la amo e che non aspetto altro che vedere il vestito che ha scelto. Mi sono fatto trascinare e le ho detto che voglio subito un figlio. Non le potevo dire che ho paura, dai. Ci sono cose più importanti della verità, a volte. E poi, è una paura che passerà in fretta. Era giusto per scrivere, per sfogarmi. Per l’abitudine. Vedrai che fra un anno rileggo questa pagina e mi regalo un sorriso. Magari la leggo con Sarah e ridiamo assieme. Paura di sposarsi, il più consueto dei cliché.
Sto invecchiando male, troppo banale.
Fammi gli auguri per domani, saremo bellissimi.

Chi scrive un diario ha tempo da perdere.

31 Marzo 2000

Non ci sarà mai una pagina di diario abbastanza grande per contenere la mia gioia di oggi.
Ci abbiamo provato per un anno, ci siamo riusciti e ora è arrivata.
Giusto il tempo di scriverlo, poi vado a prenderla in braccio.
Ben arrivata, Monica.

31 Marzo 2000, sera

Diventi padre appena prendi in braccio tua figlia. È un profumo che non andrà mai via.

Chi scrive un diario non ha paura della solitudine.

9 Ottobre 2008

Diciannove anni fa non ci avrebbe scommesso nessuno. Oggi mi promuovono e mi aumentano lo stipendio. Ce n’è voluto, ma eccomi qua. Era un pensiero che mi passava per la testa dalla settimana scorsa, quando il direttore mi ha chiamato nel suo ufficio. Era di spalle, dava da mangiare al pappagallo. Io ero lì per recapitare la corrispondenza. Ha riconosciuto la mia voce, si è voltato per guardarmi negli occhi e mi ha detto “Non dovresti saperlo, ma ci sono delle buone notizie in arrivo”.
Da oggi assisterò soltanto alle esecuzioni. Sempre divisa ben stirata, barba ogni mattina, niente manganello, niente torcia, finito con la puzza di fogna dei corridoi e con le coltellate in cortile.

Lì era tutto dolore, senza bellezza.
Alle esecuzioni vedi i sentimenti. È il posto più vivo del penitenziario, là dove si muore. La disperazione, la rabbia, una qualche forma di ideale di giustizia, le lacrime delle madri e la lucidità distaccata del boia, la calma del medico, le guardie in posa, tutto sembra dare solennità alla morte.
Si ammazza e basta, dirai.
Sì, in fondo sì. Per alcuni però è meglio che marcire da soli per una vita intera.

Stavolta sarà dura davvero.

Chi scrive un diario non si fida della propria memoria.

22 Dicembre 2012

Avresti dovuto vederla, in quella pelliccia bianca. È entrata come se dovesse morire lei. Probabilmente non si è neppure accorta di me che la fissavo.

Avresti dovuto sentirla al piano. Nessuno bisbigliava. In genere la morte arriva in silenzio, oppure accompagnata dal vociare soddisfatto dei parenti delle vittime. Non ha parlato nessuno, te lo posso giurare.

Io ho pianto. Sto scrivendo per dirti che ho pianto e perché non me ne dimentichi.
In carcere ho avuto paura di perdermi. Cominci a tradire te stesso la prima volta che ti fai corrompere. Il secondo passo è arrivare a lavoro nervoso e sfogarti su un detenuto. L’ultimo è non provare pena per i condannati – un po’ di compassione ti rimane fino alla fine, ma di troppi pensi che se lo meritino. Non è colpa del sistema, è che devi sopravvivere.

Per anni ho conservato la mia umanità per Sarah, Monica e gli amici, tenendola lontano da questo posto.
Oggi scrivo per ringraziare Jane, che ha cantato per riscaldarmi l’anima. Ci sono giorni in cui ti guardi attorno e tutto è polvere inutile. Altre volte tutto sembra un miracolo.
A me il diario serve a ritrovare le pagine dei piccoli miracoli.
Oggi, per esempio, nevica. E io ho pianto un paio di lacrime.

Tutti dovremmo scrivere un diario.