Ti scrivo dalla mia stanza, tua madre è già sotto le coperte, si stanca in fretta. Devo tenere la luce spenta per lasciarla riposare, l’unica fonte luminosa è lo schermo del computer. In effetti mi fanno male gli occhi, ma per me è sempre stato così: le buone idee mi arrivano sempre al momento meno opportuno. Di solito le lascio scappare, oggi no.
Stasera voglio scriverti per la prima volta e raccontarti come e per cosa vivo. Mi sembra una buona idea: condividere è il modo migliore di vivere.
Vivo come molti trentenni miei coetanei, mi sento troppo giovane per prendere certe decisioni e troppo grande per lasciare che altri decidano per me. A lavoro ci vado in bici, ma abbiamo anche un’auto di seconda mano per le vacanze e i viaggi lunghi. Mi occupo di pubblicità, sono quello che scrive le frasi a effetto. Appena ho un momento libero ne approfitto per organizzare un’escursione vicino al mare, o una cena nella casa di campagna dei miei genitori. Vado spesso al cinema e ogni volta, uscendo, mi dico che dovrei andarci ancora più spesso. Leggo molti libri. Mi piace la musica dal vivo, specie quella suonata all’aperto, di fronte ai locali poco affollati. Passo l’anno, come moltissimi, ad aspettare l’estate; e una volta arrivata rimpiango il freddo dell’inverno. Dirai: niente di straordinario. Ma è il mio ordinario e a me piace così com’è. Mi piace tanto.
Questo è come vivo.
C’è poi una donna. Ora dorme a tre passi da me e lei sì, è straordinaria. Aggiunge a tutto ciò che ho appena scritto la sicurezza di camminare sulla strada giusta per essere un uomo felice. Ci sono i miei amici, che non sono tantissimi: ci sono da quando ho ricordi e ci saranno sempre. C’è la mia prima famiglia, i tuoi nonni e i tuoi zii. C’è questo mondo attorno, a volte orribile e spesso crudele, per il quale cerco di fare un po’ di bene ogni giorno.
E questo è ciò per cui vivo.
Soprattutto, ora ci sei tu. A tre passi da me, dentro tua madre. In questa lettera avrei voluto, o forse dovuto, darti qualche consiglio per come affrontare la vita, è questo che fanno i padri. Invece ho preferito andare per ordine e presentarmi. Ti insegnerò a camminare e ad andare in bicicletta, ti porterò in vacanza e ti accompagnerò a scuola il primo giorno. Litigheremo, mi odierai, giurerai di scappare di casa. Avremo il tempo per risolvere ogni cosa.
Ma non sei neppure nato e so già che sarai ciò per cui vivrò.
Ho evitato di parlare dei miei difetti, li scoprirai da solo e lentamente, sono tanti.
Aiutami ad essere il padre che vorrai. Non sarà facile, e per questo sarà bellissimo.
Non sono una persona speciale, ma vorrei esserlo per te.
Ti aspetto.
Tuo padre